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lunedì 30 gennaio 2017

La negazione in francese


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In francese la negazione viene fatta con due particelle negative, ne e un altro elemento negativo, generalmente pas.

Je ne t’écoute pas.           Ce film n’est pas amusant.


 • Ne precede il verbo a cui si riferisce, il pas lo segue. Se il verbo è ad un tempo composto, ne e pas si mettono prima e dopo l’ausiliare.  Ne si apostrofa davanti a vocale.


Je ne vois pas de beaux films cette année.             Je n’ai pas vu de beaux films cette année.



 • Pas può essere sostituito da altri elementi negativi: – dagli avverbi jamais (mai), plus (più), ni ... ni (né …né) e dagli aggettivi o pronomi indefiniti: aucun, personne, rien


Nous n’allons jamais au cinéma.                                Je ne regarde plus cette émission.

Je ne bois ni vin ni bière.                                            Je n’ai acheté aucun disque cette année.

Nous n’avons rencontré personne.                             Il n’a invité aucun de ses camarades de classe.


  -da que restrittivo, con il significato di seulement (soltanto).

Il ne va en vacances qu’à la montagne.

Plus e jamais possono rafforzare una negazione, per cui in una frase possono esserci tre elementi negativi.

 Je n’irai jamais plus en vacances dans cette ville !

Il ne boit jamais rien.

 Ni son frère ni sa sœur n’acceptent plus de l’accompagner.

Ne e pas (plus, jamais, rien) precedono un verbo all’infinito.


Maman a dit de ne pas regarder la télé cet après-midi.

Rappelle-toi de ne pas oublier ton parapluie.

• Quando due o più frasi negative sono coordinate tra loro, il pas si omette e le frasi sono collegate da ni.

Elle est triste ce soir; elle ne chante ni ne danse.

giovedì 27 ottobre 2016

Le scaphandre et le papillon - Film in francese con sottotitoli in francese (streaming)

Trama

Jean-Dominique Bauby si risveglia dopo un lungo coma in un letto d'ospedale. È il caporedattore di 'Elle' e ha accusato un malore mentre era in auto con uno dei figli. Jean-Do scopre ora un'atroce verità: il suo cervello non ha più alcun collegamento con il sistema nervoso centrale. Il giornalista è totalmente paralizzato e ha perso l'uso della parola oltre a quello dell'occhio destro. Gli resta solo il sinistro per poter lentamente riprendere contatto con il mondo. Dinanzi a domande precise (ivi compresa la scelta delle lettere dell'alfabeto ordinate secondo un'apposita sequenza) potrà dire "sì" battendo una volta le ciglia oppure "no" battendole due volte. Con questo metodo riuscirà a dettare un libro che uscirà in Francia nel 1997 con il titolo che ora ha il film.
L'occhio del protagonista diventa la soglia che permette al pesante e inerte scafandro del suo corpo di liberare (anche se faticosamente) la farfalla del pensiero. La voce interiore imprigionata di Jean-Do ci rivela al contempo l'orrore della condizione e l'indomabile spinta all'espressione di sé. Il giornalista pensa, desidera, soffre, grida dentro di sé. È un grido in cerca di una bocca che possa tradurlo in suoni e parole. Il battito delle ciglia (che ricorda non a caso il battito d'ali di una farfalla) si traduce in lettere e le lettere in parole. Schnabel e Amalric riescono a non fare retorica e al contempo a commuovere profondamente liberandosi dal falso pietismo che spesso accompagna queste storie 'vere'. Raggiungono il risultato grazie a un attento lavoro di flasback che si integra alla perfezione con la descrizione di un corpo che da apertura al mondo si è trasformato in sepolcro. Tutto ciò senza lanciare proclami né a difesa strenua della vita né a favore dell'eutanasia. Il che, di questi tempi, è già un merito di per sé.

                                       CLICCA SULL'IMMAGINE PER GUARDARE IL FILM

http://www.filmfra.com/papilon.htm

domenica 23 ottobre 2016

Paris 2008 - Film in francese con sottotitoli in francese (streaming)

                                                                                    Trama
La storia di un parigino che si ammala e non sa se dovrà morire. Questa condizione lo porta a guardare le persone che incontra con occhi completamente diversi. Immaginare la propria morte, all’improvviso dà un nuovo significato alla sua vita, alla vita degli altri, e alla vita dell’intera città. Venditori di frutta e verdura, la titolare di un forno, un’assistente sociale, un ballerino, un architetto, un senza tetto, un professore universitario, una modella, un immigrato clandestino del Camerun: incontri che, come tessere di un puzzle, ricostruiscono una nuova fisionomia della città.

Clicca sulla locandina per lo streaming del film






 

sabato 22 ottobre 2016

La classe - Entre les murs ( film in francese con sottotitoli in francese)


 La classe - Entre les murs


Trama
François Bégaudeau insegnante di francese in una scuola media superiore parigina. Facciamo la sua conoscenza mentre si incontra con i colleghi (vecchi e nuovi arrivati) ad inizio anno scolastico. Da quel momento rimarremo sempre all'interno delle mura scolastiche seguendo il suo rapporto con una classe. Il suo metodo d'insegnamento, che si rivolge a un gruppo eterogeneo di ragazzi e ragazze, mira ad offrire loro la migliore educazione possibile in una realtà cui i giovani non hanno un comportamento sempre inappuntabile e possono spingere anche il migliore dei docenti ad arrendersi a un quieto vivere che non richieda confronti e magari scontri con gli allievi. Non tutti infatti apprezzano la sua franchezza e il professor Bégaudeau si troverà dinanzi a un caso che lo metterà in una posizione difficile. Laurent Cantet, dopo l'incursione nel fenomeno del turismo sessuale al femminile di Verso il Sud torna ad un argomento che ci riguarda, più o meno direttamente, tutti: la scuola. Grazie all'esperienza, tradotta in una sorta di diario di viaggio attraverso un anno scolastico, dell'insegnante François Bégaudeau il regista ci aiuta a riflettere su quanto l'equilibrio di una realtà classe (anche non border line)oggi possa rivelarsi estremamente precario. Dopo un complesso training con i giovani attori presi questa volta non 'dalla strada' ma 'dalla scuola' e scegliendosi come protagonista il Bégaudeau reale, Cantet affronta con piglio da documentarista una realtà che studenti e docenti vivono in modo analogo non solo a Parigi o in Francia. Senza enfasi né retorica il docente e il regista ci mostrano quanto il ruolo di insegnante così come quello di studente siano oggi sempre più complessi e, in qualche misura, da provare a ricostruire dalle fondamenta. Potrà anche sembrare un po' lento e dilatato il narrare di Cantet in questa occasione ma, per chi ha tempo per ascoltare e in particolare se genitore, il suo è un film prezioso.                                                                                                  Giancarlo Zappoli

Clicca qui per lo streaming del film

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domenica 8 novembre 2015

Les passantes (Georges Brassens ) - La chanson du Lundi #3

“Quel che ho scritto a 23 anni è autentico. Nello sguardo di tutte le passanti in cui mi sono imbattuto, ho visto spesso nel loro cuore il dramma infinito o la noia di una vita senza alcuna attrattiva. Leggevo nella loro anima come se fosse un libro aperto, e la loro malcelata pena m'insegnava quanto il loro dolore fosse vivo.” A.P.

Il testo della canzone è una poesia di Antoine Pol (nato il 23 agosto 1888 a Douai. Antoine Pol combatté nella "grande guerra" come capitano di artiglieria, dopo aver lavorato come ispettore minerario diviene presidente del sindacato centrale degli importatori di carbone. Ma aveva, segretamente, la passione della poesia. A partire dal 1918 pubblicò diverse raccolte che passarono in sordina.  Nella primavera del 1943, un ragazzo di 23 anni che trainava la sua vita nella Parigi occupata dai nazisti, nella più nera povertà, scovò un suo libro su una bancarella della Porte de Vanves, appunto. A quelle sue giratine tra le bancarelle non rinunciava pur non essendo tanto prudente, dato che era da poco scappato dal "S.T.O.", il "Servizio di Lavoro Obbligatorio" imposto dagli occupanti nazisti.

Era un libriccino di 130 pagine (del quale, lo si saprà molto dopo, erano state stampate soltanto 110 copie dalle "Éditions du Monde Nouveau") che si intitolava Émotions poétiques, e conteneva questa poesia (scritta, su precisa affermazione dell'autore, nel 1911); il ragazzo si chiamava Georges Brassens. Si mise a sfogliarlo, indeciso se spendere o meno il mezzo franco che costava; e fu proprio questa poesia che glielo fece spendere. La mise sommariamente in musica e la lasciò in un cassetto, come spesso faceva; ma, tornandogli costantemente in testa, la rielaborò fino al 1964 e poi ancora nel 1969.


Nel 1971 si decise finalmente a inciderla e volle contattare quindi l'autore, scovandone gli estremi alla SACEM, per domandargliene i diritti; immaginarsi chi non li avrebbe concessi a Brassens! I due progettarono di incontrarsi, perché Brassens voleva conoscere l'autore di quella poesia che lo aveva così tanto colpito trent'anni prima; destino volle che Antoine Pol morisse una settimana prima dell'appuntamento. Secondo una testimonianza del nipote, alla vigilia della sua morte Antoine Pol gli disse di "ascoltare la canzone per lui e di impararla a memoria". Il contratto per la cessione dei diritti fu firmato il 4 ottobre 1972 dalla vedova, Yvonne Pol. La sua poesia, incisa nel 1972 da Brassens, sarebbe diventata una delle canzoni più celebri nell'intera lingua francese; da un giorno all'altro, il nome di Antoine Pol divenne famoso. Nel 1974 Fabrizio De André la tradusse in italiano, facendo chiedere a migliaia di suoi appassionati chi accidenti fosse questo Antoine Pol.                             


Di seguito il testo della canzone Les passantes  con la traduzione in italiano 




LES PASSANTES 

Je veux dédier ce poème 
A toutes les femmes qu'on aime 
Pendant quelques instants secrets 
A celles qu'on connaît à peine 
Qu'un destin différent entraîne 
Et qu'on ne retrouve jamais 

A celle qu'on voit apparaître 
Une seconde à sa fenêtre 
Et qui, preste, s'évanouit 
Mais dont la svelte silhouette 
Est si gracieuse et fluette 
Qu'on en demeure épanoui 

A la compagne de voyage 
Dont les yeux, charmant paysage 
Font paraître court le chemin 
Qu'on est seul, peut-être, à comprendre 
Et qu'on laisse pourtant descendre 
Sans avoir effleuré la main 

A celles qui sont déjà prises 
Et qui, vivant des heures grises 
Près d'un être trop différent 

Vous ont, inutile folie, 
Laissé voir la mélancolie 
D'un avenir désespérant 

Chères images aperçues 
Espérances d'un jour déçues 
Vous serez dans l'oubli demain 
Pour peu que le bonheur survienne 
Il est rare qu'on se souvienne 
Des épisodes du chemin 

Mais si l'on a manqué sa vie 
On songe avec un peu d'envie 
A tous ces bonheurs entrevus 
Aux baisers qu'on n'osa pas prendre 
Aux coeurs qui doivent vous attendre 
Aux yeux qu'on n'a jamais revus 

Alors, aux soirs de lassitude 
Tout en peuplant sa solitude 
Des fantômes du souvenir 
On pleure les lèvres absentes 
De toutes ces belles passantes 
Que l'on n'a pas su retenir




LE PASSANTI

Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.


E ora cantiamola insieme....




Le espressioni idiomatiche francesi - Les expressions idiomatiques n° 3

L'espressione idiomatica è un elemento lessicale complesso più lungo di una parola ma più corto di una frase, un insieme di parole il cui significato letterale non ha nulla a che fare con quello figurato.
L'espressione idiomatica è un carattere distintivo di una cultura, elemento di saggezza popolare.
E' bene sapere, quindi, che la stessa espressione idiomatica non va tradotta letteralmente da una lingua all'altra. Di seguito una parte delle expressions idiomatiques francesi più comuni:


      


C'est quétaine


Esistono tante storie circa l'origine della parola ''quétaine''. Quella che sembra avere più attendibilità suggerisce che il termine è la deformazione del nome di famiglia Keaton o Kitten. Si dice che la famiglia avesse dei gusti relativi all'abbigliamento discutibili.Con l'espressione c'est quétaine si fa riferimento ad una persona vestita di cattivo gusto, démodé, si può indicare altresì uno stile di vita all'antica o di cattivo gusto





Se prendre pour le boss des bécosses


I ''bécosses'' sono stati  dei wc utilizzati nel passato, molto essenziali, sostanzialmente una sedia con un secchio da vuotare. Al giorno d'oggi lo stesso termine viene utilizzato per indicare dei servizi igienici mediocri. L'espressione boss des bécosses è un insulto verso chi si crede                                                                                                     superiore o in ogni caso che crede di avere l'autorità di dire o fare qualcosa oltre le sue competenze. Beh diciamocelo tutti conosciamo almeno un ''BOSS DES BECOSSES'' se non te ne viene in mente nessuno potresti essere proprio tu! 
  
être aux oiseaux


Essere estremamente felice, in un esplosione di gioia, estasiato.
Nella francofonia si utilizza l'espressione essere tra gli angeli, situazione che porta alla mente una sensazione di libertà e di protezione.

Gli abitanti del Quebec  hanno sostituito tale espressione con gli uccelli che come gli angeli simboleggiano la felicità e la libertà d'essere e andare ovunque desiderino.


Passer la nuit sur la corde à linge

Si dice di qualcuno che ha l'aria stanca, che sembrerebbe che non ha dormito, che ha passato una notte in bianco.

Il paragone con la corde à linge ( le corde che utilizziamo per stendere la biancheria sui nostri balconi) dove i panni sono in balia del vento, del sole e magari del freddo, lascia perfettamente intendere  le condizioni nelle quali si è riposato.