Il testo della canzone è una poesia di Antoine Pol (nato il 23 agosto 1888 a Douai. Antoine Pol combatté nella "grande guerra" come capitano di artiglieria, dopo aver lavorato come ispettore minerario diviene presidente del sindacato centrale degli importatori di carbone. Ma aveva, segretamente, la passione della poesia. A partire dal 1918 pubblicò diverse raccolte che passarono in sordina. Nella primavera del 1943, un ragazzo di 23 anni che trainava la sua vita nella Parigi occupata dai nazisti, nella più nera povertà, scovò un suo libro su una bancarella della Porte de Vanves, appunto. A quelle sue giratine tra le bancarelle non rinunciava pur non essendo tanto prudente, dato che era da poco scappato dal "S.T.O.", il "Servizio di Lavoro Obbligatorio" imposto dagli occupanti nazisti.
Era un libriccino di 130 pagine (del quale, lo si saprà molto dopo, erano state stampate soltanto 110 copie dalle "Éditions du Monde Nouveau") che si intitolava Émotions poétiques, e conteneva questa poesia (scritta, su precisa affermazione dell'autore, nel 1911); il ragazzo si chiamava Georges Brassens. Si mise a sfogliarlo, indeciso se spendere o meno il mezzo franco che costava; e fu proprio questa poesia che glielo fece spendere. La mise sommariamente in musica e la lasciò in un cassetto, come spesso faceva; ma, tornandogli costantemente in testa, la rielaborò fino al 1964 e poi ancora nel 1969.
Nel 1971 si decise finalmente a inciderla e volle contattare quindi l'autore, scovandone gli estremi alla SACEM, per domandargliene i diritti; immaginarsi chi non li avrebbe concessi a Brassens! I due progettarono di incontrarsi, perché Brassens voleva conoscere l'autore di quella poesia che lo aveva così tanto colpito trent'anni prima; destino volle che Antoine Pol morisse una settimana prima dell'appuntamento. Secondo una testimonianza del nipote, alla vigilia della sua morte Antoine Pol gli disse di "ascoltare la canzone per lui e di impararla a memoria". Il contratto per la cessione dei diritti fu firmato il 4 ottobre 1972 dalla vedova, Yvonne Pol. La sua poesia, incisa nel 1972 da Brassens, sarebbe diventata una delle canzoni più celebri nell'intera lingua francese; da un giorno all'altro, il nome di Antoine Pol divenne famoso. Nel 1974 Fabrizio De André la tradusse in italiano, facendo chiedere a migliaia di suoi appassionati chi accidenti fosse questo Antoine Pol.
Di seguito il testo della canzone Les passantes con la traduzione in italiano
LES PASSANTES
Je veux dédier ce poème
A toutes les femmes qu'on aime
Pendant quelques instants secrets
A celles qu'on connaît à peine
Qu'un destin différent entraîne
Et qu'on ne retrouve jamais
A celle qu'on voit apparaître
Une seconde à sa fenêtre
Et qui, preste, s'évanouit
Mais dont la svelte silhouette
Est si gracieuse et fluette
Qu'on en demeure épanoui
A la compagne de voyage
Dont les yeux, charmant paysage
Font paraître court le chemin
Qu'on est seul, peut-être, à comprendre
Et qu'on laisse pourtant descendre
Sans avoir effleuré la main
A celles qui sont déjà prises
Et qui, vivant des heures grises
Près d'un être trop différent
Vous ont, inutile folie,
Laissé voir la mélancolie
D'un avenir désespérant
Chères images aperçues
Espérances d'un jour déçues
Vous serez dans l'oubli demain
Pour peu que le bonheur survienne
Il est rare qu'on se souvienne
Des épisodes du chemin
Mais si l'on a manqué sa vie
On songe avec un peu d'envie
A tous ces bonheurs entrevus
Aux baisers qu'on n'osa pas prendre
Aux coeurs qui doivent vous attendre
Aux yeux qu'on n'a jamais revus
Alors, aux soirs de lassitude
Tout en peuplant sa solitude
Des fantômes du souvenir
On pleure les lèvres absentes
De toutes ces belles passantes
Que l'on n'a pas su retenir
LE PASSANTI
Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.
A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.
Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.
A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.
Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.
Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.
Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.